Secondo la ricerca “Il Welfare aziendale in Italia”, commissionata da Welfare Company e sviluppata dall’Università Cattolica di Milano, che ha intervistato 326 specialisti delle risorse umane in rappresentanza dei due terzi di aziende che hanno distribuito benefit ai propri dipendenti, il welfare prosegue il suo trend di sviluppo nelle imprese, grazie alle nuove normative fiscali e alla sempre maggiore comprensione dello strumento e dei vantaggi che porta con se.

Luca Pesenti, il docente che ha coordinato la ricerca, spiega: “ Una su cinque delle aziende coinvolte nell’analisi, ha adottato forme di welfare solo nell’ultimo anno. Segno evidente che le nuove norme hanno inciso, anche se i benefici fiscali, a detta degli  intervistati, non sono stati gli unici elementi alla base della decisione”.

Nella classifica dei benefit più diffusi, le polizze sanitarie risultano al terzo posto col 41,4% e dall’assistenza sanitaria (37%), precedute dai buoni pasto e dalla flessibilità dell’orario di lavoro.

Dalla ricerca arrivano conferme precise anche sul fronte delle motivazioni: le aziende, infatti, continuano a sviluppare le politiche di welfare principalmente per migliorare il clima di lavoro  e ridurre il più possibile la conflittualità. Ovviamente i manager aziendali guardano con estremo interesse alla possibilità di riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro, così come si colgono con chiarezza i benefici collegati a una migliore immagine aziendale che si traduce in una maggiore attrattività verso i nuovi talenti e, anche, verso i consumatori.

Ha detto Isabella Covilli Faggioli, presidente nazionale dell’Associazione dei direttori del personale: “ Il welfare aziendale che presta attenzione alla persona e ne incrementa il potere d’acquisto è un grande strumento di motivazione e d’ingaggio dei dipendenti. Un valore ben più prezioso di una semplice riduzione dei costi”. 

Insomma la direzione sembra tracciata, ma si può fare molto di più. Iniziando dalla misura che, a nostro giudizio, darebbe un impulso decisivo: la deducibilità fiscale al 100% dei pacchetti welfare ( a partire dall’assistenza sanitaria integrativa) comunque concessi o derivati da accordi sindacali aziendali e territoriali.