Secondo l’ultima radiografia dell’Istat, il livello degli occupati in Italia ha raggiunto, lo scorso novembre, il 59,4% che è il valore più alto dal 1977. Sicuramente una buona notizia che però non attenua le preoccupazioni di quanti (il 9,7%) restano ancora senza lavoro. Nei giorni scorsi, a cavallo delle feste di capodanno, ha avuto un certo successo sulla stampa italiana, l’idea attribuita alla giovane premier finlandese, Sanna Marin, di ridurre a quattro giorni lavorativi la settimana per sei ore al giorno, come dire la riproposizione dello slogan studentesco degli anni ’70: “lavorare poco per lavorare tutti”. Peccato che la proposta del premier finlandese sia stata immediatamente ridimensionata a “buona intenzione” da un comunicato ufficiale del governo di Helsinki. Insomma una “boutade” o quasi anche perché di difficile attuazione. Il tema del lavoro e dell’occupazione resta dunque al primo posto se si vuole veramente invertire la rotta della decrescita industriale ed economica. Una situazione per certi aspetti paradossale se si tiene conto che centinaia di aziende italiane non trovano sul mercato interno personale con i requisiti giusti atti a coprire un milione di posti di lavoro e, nel contempo, continua a crescere il numero dei giovani che emigrano all’estero in cerca di occupazione.
Nel dettaglio, tornando ai dati Istat, dopo tre mesi di frenata, l’occupazione è tornata a salire: + 46.000 unità. L’aumento è quasi interamente dovuto al balzo dei lavoratori autonomi (+38.000 partite Iva) e da una ripresa dei contratti a termine. Gli occupati a tempo indeterminato, come rilevato da Confindustria e sindacati, la vera scommessa politica del Governo con il decreto dignità e gli incentivi sulle stabilizzazioni dei lavoratori under 35, sono rimasti al palo.
In altre parole, come ha recentemente affermato in un’intervista alla rivista “Formiche”, il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, è tempo di uscire dalla sopravvivenza economica e tornare a correre attivando anzitutto un grande piano di investimenti in chiave anti-ciclica a livello europeo. “La nostra proposta – ha detto Panucci – è un piano da mille miliardi di euro, diviso per ciascun Paese, che sommato alle risorse di ogni singolo Stato, potrebbe determinare una grande operazione di sviluppo permanente. Dovremmo poi selezionare alcuni precisi obiettivi di politica economica, in primis l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, evitando di minare la già fragile fiducia nelle imprese con interventi sulla materia penale-tributaria o sulla possibile revisione delle regole sul mercato del lavoro”.
Luca Del Vecchio
Vice presidente Fasi