E’ stato firmato l’accordo tra Confindustria e Cgil-Cisl-Uil sul nuovo modello contrattuale e di relazioni industriali. Nel testo sottoscritto sono confermati i due livelli di contrattazione (nazionale e aziendale o territoriale), sono indicati i criteri di calcolo degli aumenti salariali e introdotti il livello complessivo, minimo e massimo, del trattamento economico (Tec e Tem). Altro elemento importante del testo è l’introduzione, per la prima volta, di criteri concordati per la misurazione della rappresentanza sindacale anche per le imprese.
“Un messaggio al Paese”, così il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha commentato la firma dell’intesa, rilevando che in un momento delicato per l’Italia, le parti sociali si “compattano” con la volontà di costruire un percorso comune, tale da consentire di passare dalla stagione del conflitto al confronto nell’interesse di tutti.
Positivo anche il commento dei sindacati che hanno salutato l’accordo come “un investimento che facciamo sulla funzione della contrattazione e sull’autonomia delle parti sociali, oltre che sul rafforzamento nel nostro Paese della centralità del lavoro”.
Il testo di sedici pagine individua un modello contrattuale “aperto” che spinge alla crescita della produttività aziendale e, con essa, dei salari dei lavoratori. Sono previste clausole per impedire il “dumping” contrattuale, ovvero la proliferazione di contratti firmati da organizzazioni prive di rappresentanza da entrambe le parti. Come detto, il testo conferma gli attuali due livelli di contrattazione: il contratto nazionale di categoria con la principale funzione di regolazione dei rapporti di lavoro e di garante dei trattamenti economici e normativi comuni a tutti i lavoratori del settore sull’intero territorio nazionale; la contrattazione di secondo livello, orientando le intese aziendali (o territoriali) al riconoscimento di trattamenti economici strettamente legati a obiettivi reali di crescita della produttività, dell’efficienza, della redditività o dell’innovazione aziendale.
Infine, molto spazio nell’intesa contrattuale, è dedicato alla diffusione della cultura del welfare, all’integrazione del welfare pubblico con quello contrattuale e alla promozione di servizi a beneficio dei lavoratori. Si è posto l’accento, da ambo le parti, sulle misure da implementare per favorire ulteriormente il ricorso al welfare aziendale che già oggi rappresenta un trend in costante crescita. Confindustria e Sindacati si dichiarano favorevoli a iniziative, anche legislative, di sostegno alla previdenza e all’assistenza integrativa complementare, ad incentivi agli studi e proposte per il tempo libero dei lavoratori. Come è stato rimarcato nel corso della conferenza stampa di presentazione da parte dei vertici confindustriali: “ Occorre delineare un percorso di welfare che metta al centro l’azienda e i suoi collaboratori, migliorandone le condizioni di vita e investendo sul loro benessere attraverso benefit e servizi con ricadute positive anche sulla produttività aziendale. La particolarità di questo accordo è di portare beneficio anche al territorio in quanto l’indotto generato dall’offerta di diverse tipologie di servizio può avere buone ricadute sull’economia locale, generando così un circolo virtuoso”.