Il 23 dicembre 1978 entra in vigore la legge 833 che istituisce l’attuale sistema sanitario, universalistico e di assistenza, per consentire a tutti i cittadini italiani di ricevere le cure necessarie, senza distinzioni di censo e reddito. La legge è ispirata all’art. 32 della Costituzione che parla della salute come diritto fondamentale dell’individuo. Quasi nessuno ricorda oggi cos’era e come funzionava il sistema sanitario. Era una sanità disordinata, fatta di tante mutue, gestite con criteri assicurativi distonici: lavoratori e aziende versavano contributi per usufruire dell’assistenza sanitaria, ci si rivolgeva al medico della mutua di appartenenza o ai medici “condotti” che dipendevano dai Comuni e si occupavano anche di igiene pubblica. Tantissimi “enti” di assistenza che funzionavano per conto loro. Ad esempio, alla presenza di una malattia, come la tubercolosi a quel tempo endemica, si andava nei “dispensari”, dove si distribuivano i “trattamenti”, test tubercolotici e schermografie. I pazienti si curavano con l’aria “buona”, la luce del sole e una corretta alimentazione. Strutture imponenti, in alcune località di mare sono ancora visibili gli scheletri di questi tristi edifici, gestite da comuni e province, con tutto il malaffare che vi girava intorno, per fortuna smantellate con l’avvento della Riforma. La legge 833, sotto quest’aspetto, è stata veramente uno spartiacque; ha messo ordine in un caos generalizzato dove tutto era disperso in una miriade di competenze affidate ad improbabili “Enti” che, il più delle volte, puntavano solo alla loro sussistenza. Con la nuova legge questi enti sono smantellati e se prima le prestazioni dipendevano dai contributi versati alle varie casse-mutue, ora sono erogate in funzione dei bisogni del malato e sono alla portata di ogni paziente che ha la facoltà di scegliere le cure nell’ambito che il sistema sanitario fornisce. Nel corso degli anni la Riforma sanitaria, seppur con luci e ombre, ha consentito all’Italia di raggiungere punte di eccellenza a livello mondiale. Ancora oggi, a quarant’anni di distanza, la sanità italiana, solidaristica e universalistica, rappresenta ancora un esempio di efficacia ed efficienza nel cosiddetto mondo occidentale. Ma, il tempo passa per tutti: il calo delle nascite, l’invecchiamento progressivo della popolazione, la cronicizzazione delle malattie, sono seri segnali d’allarme per la tenuta complessiva del sistema. E’ necessario un “restyling”, una nuova programmazione, nuovi schemi d’intervento, risorse economiche e tecnologiche in grado di fare fronte a queste nuove improrogabili sfide. Per quanto ci riguarda noi, continuiamo a sostenere l’esigenza di dare vita ad un “secondo pilastro”, basato sull’assistenza integrativa, in grado di sostenere e supportare il Servizio Sanitario Nazionale così come delineato dalla legge 833. Un sistema universalistico e solidaristico, secondo l’indicazione della Costituzione, che possa avvalersi delle competenze e dei servizi che i Fondi sanitari sono in grado di erogare senza nuovi costi per il sistema Paese. E’ necessario, però, che la politica e le istituzioni agevolino questo sforzo, individuando criteri, trasparenti e controllati, per giungere a un risultato che sia nell’interesse di tutti e, in particolar modo, dei malati.

Marcello Garzia

Presidente Fasi