Quello del welfare aziendale è un fenomeno relativamente recente che sta prendendo quota anche grazie al fisco di vantaggio che la legge gli riconosce sul doppio fronte dell’azienda e del dipendente. Non si tratta solo di integrare il welfare pubblico alle prese con i problemi della sostenibilità, ma anche di ripensare i capisaldi delle relazioni industriali, della contrattazione sulle condizioni di lavoro e di retribuzione, delle politiche delle risorse umane e delle logiche della produttività. Il Rapporto “Welfare Index Pmi”, presentato in questi giorni e promosso da Generali Italia con la partecipazione delle maggiori confederazioni italiane (Confindustria, Confagricoltura, Confartigianato e Confprofessioni), ha analizzato per il terzo anno consecutivo il livello di welfare in 4014 piccole e medie imprese italiane (circa il doppio rispetto all’anno passato), superando la soglia delle diecimila interviste. Il risultato è stato che il welfare aziendale migliora il benessere dei dipendenti e aumenta la produttività delle imprese.

Nel dettaglio, Welfare Index, ha monitorato le iniziative delle imprese in dodici aree con particolare riguardo a previdenza e assistenza integrativa aziendale. Il Rapporto rende evidente, in modo analitico, la stretta correlazione tra il miglioramento del benessere, la soddisfazione dei lavoratori e la crescita della produzione aziendale. Questi fattori, secondo il 42,1% delle imprese, rappresentano il principale obiettivo nelle scelte di welfare. In particolare nel campo della salute e dell’assistenza, le iniziative di sanità complementare sono cresciute dal 29,2 al 35,7%, così come i servizi di prevenzione a cura passati dal 3,6 all’11%.

Dall’analisi dei dati possiamo dire che si accentua la naturale e spontanea inclinazione delle aziende verso il welfare aziendale, interpretato come leva strategica per le politiche delle risorse umane e strettamente collegato alle trasformazioni economiche in atto in materia di relazioni industriali. Un elemento non così scontato se solo pensiamo ai rapporti in uso fino a qualche anno fa. Si conferma, in altre parole, la consapevolezza, da ambo le parti in causa (imprese e dipendenti), che un uso intelligente del welfare aziendale garantisce risultati importanti all’azienda perché è stato, in qualche modo, interiorizzato il concetto che il successo dell’impresa passa dalla tutela dei dipendenti e il welfare viene utilizzato come fattore competitivo di “retention” e di motivazione. La conferma, per altri versi, che le sfide poste da Industria 4.0 e dall’innovazione tecnologica a grande velocità, rendono il capitale umano ancora più importante e strategico.

Luca Del Vecchio

Vice Presidente Fasi