Tutti sono alla ricerca di una risposta all’annoso tema dell’aumento della spesa per la salute in un paese, come l’Italia, che è già tra i più vecchi del mondo e che continua inesorabilmente a invecchiare. Questo si traduce in una spesa crescente: 150 miliardi secondo i dati raccolti nel 2016. Di questi, ben 112 sono i soldi spesi dallo Stato e dalle altre pubbliche amministrazioni. Gli altri, 38 miliardi, sono quelli che gli italiani pagano di tasca propria per i ticket, le visite private, le analisi eccetera. Di questi, meno di cinque miliardi sono utilizzati dagli italiani per l’assistenza integrativa intermediata, un dato molto sotto la media europea. Dobbiamo fare in modo di trasferire una quota più consistente della spesa sanitaria “privata” delle famiglie italiane agli enti, come il Fasi, che basano la loro attività, senza scopi di lucro, sul principio mutualistico e della “porta aperta”, senza esami presentivi all’ingresso. Questo è stato il messaggio che abbiamo lanciato alla cerimonia per i quarant’anni della fondazione del nostro Fondo di sanità integrativa, svoltasi nella splendida cornice dell’ex palazzo dell’Unione Militare di Roma, ristrutturato dall’architetto Massimiliano Fuksas. Un evento che ha riscosso un’incredibile eco mediatica, ne hanno parlato, infatti, le televisioni nazionali, i grandi giornali, le agenzie di stampa e i più importanti siti web. Ospiti il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia che con Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, ha dibattuto sui temi in questione, auspicando, entrambi, una maggiore attenzione delle forze politiche e istituzionali.
La sanità integrativa collettiva riveste oggi un ruolo fondamentale nel supportare il Servizio Sanitario Nazionale che, pur scontando limiti e mancanze, resta uno dei migliori al mondo basato sulla solidarietà e universalità dei trattamenti sanitari assicurati. L’Italia è al secondo posto al mondo come longevità della sua popolazione, un dato di assoluto valore che si accompagna, però, da un punto di vista demografico, all’invecchiamento complessivo degli abitanti e incide in maniera diretta sulla disponibilità delle risorse. Infatti, se aumentano i pensionati rispetto ai lavoratori attivi, aumenteranno di conseguenza i fondi da destinare alle coperture previdenziali e sanitarie che già scarseggiano.
In sintesi la domanda essenziale alla quale, abbiamo cercato di rispondere, non è se vogliamo il sistema sanitario pubblico o privato, ma come, in un sistema di forte risposta pubblica ai bisogni di salute, riusciamo a integrare efficacemente un insieme di risorse e meccanismi che insistono sulla stessa area di bisogni.
Siamo di fronte ad un momento storico in cui bisogna disegnare un nuovo modello di welfare e dobbiamo ragionare insieme su quale sia lo sforzo migliore che tutti i soggetti, pubblici e privati, debbano mettere in campo. Come ho detto nel mio discorso d’apertura, sono due le grandi questioni che determineranno la modifica del sistema di welfare così come lo conosciamo: la cronicizzazione delle malattie e le possibilità offerte dalle tecnologie digitali. I Fondi di sanità integrativa hanno il dovere di implementare i loro servizi ricorrendo sempre più all’innovazione che, nell’ambito sanitario, sta avendo sviluppi straordinari.
Siamo passati da una fase pioneristica (prima dell’entrata in vigore dei Decreti Turco e Sacconi), quando cioè l’assistenza sanitaria integrativa era appannaggio di poche categorie privilegiate e, sostanzialmente, un benefit aziendale, a una fase in cui essa è divenuta un elemento contrattuale ma ancora non parte integrante di un nuovo ambito che dovrebbe caratterizzarsi per una qualificazione istituzionale del ruolo svolto dai Fondi.
Il nostro contributo agli associati e alle loro famiglie è cresciuto negli anni, abbiamo alzato il livello dei rimborsi mensili, rafforzato la rete di strutture convenzionate, consolidato l’intervento sia in termini d’indennizzo, sia introducendo nuovi trattamenti ai fini riabilitativi e rieducativi, convinti, come siamo, dell’importanza nell’assistenza alle persone non autosufficienti.
Come tutti sappiamo è in corso nel nostro Paese una sorta di rivoluzione tecnologica nell’ambito industriale, mi riferisco al Progetto Industria 4.0, essa non consiste soltanto nell’introduzione di tecnologie innovative, ma anche e soprattutto di forme innovative di organizzazione del lavoro. Infatti, quando un nuovo modo di produrre, condividere ed elaborare informazioni è adottato su larga scala, si modificano le abitudini, le attese e il modo stesso in cui le persone interagiscono. Nascono nuove potenzialità di creazione di valore che richiedono forme adeguate per tradursi in valore reale. Per dirla con uno slogan: così come il Progetto Industria 4.0 sta rivoluzionando l’ambito industriale, così un progetto “Sanità 4.0” che metta insieme le strutture pubbliche nazionali, i Fondi di assistenza integrativa, le imprese e le rappresentanze sociali, potrebbe cambiare il volto dell’assistenza nel nostro Paese.
Marcello Garzia
Presidente Fasi