La sanità complementare, più che le altre forme di welfare integrativo, si tocca con mano nel breve e brevissimo periodo, spesso a causa di esigenze gravi ed urgenti. Non a caso si mette mano, sempre più spesso, al portafoglio per fare fronte a cure, diagnosi, analisi e terapie farmacologiche. I dati, come sempre, testimoniano oggettivamente la realtà: gli ultimi rilevamenti del Censis dicono che la spesa sanitaria privata per famiglia è pari a 1.437 euro all’anno. Purtroppo, come rilevato da più osservatori, per la sanità, soprattutto a causa della criticità demografica del nostro Paese e dell’innovazione tecnologica, non ci possiamo attendere un “risparmio” nel prossimo futuro, né i vincoli di bilancio consentono di ipotizzare una crescita della spesa sanitaria pubblica italiana in linea con la crescita dei fabbisogni in materia di welfare sanitario dei cittadini.
Se si allarga l’orizzonte al continente europeo, l’Italia risulta essere il Paese con la più alta incidenza da parte delle famiglie di utilizzo dei propri risparmi (il 90% rispetto a una media del 56%) per far fronte a cure e spese mediche. Tale aspetto è socialmente iniquo perché mette le persone di fronte alla scelta tra pagare (quando sono in condizione di farlo) oppure, aspetto ancora più grave, rinunciare alle cure nel momento in cui si è più fragili.
Una strada su cui riflettere è quella di favorire una interazione positiva (e non una contrapposizione) tra pubblico e privato sviluppando modelli di sanità integrativa a sostegno del sistema pubblico, sistema pubblico che deve mantenere un ruolo centrale in termini di universalità del servizio a tutti i cittadini.
Le sfide riguardano tutti i settori connessi alla tutela della salute, con particolare riferimento a cronicità e non autosufficienza. Grande attenzione, nei fatti, va poi data al grande tema della prevenzione. Una seria riflessione su un nuovo modello di welfare che combini al meglio le risorse pubbliche e private con un ruolo più ampio assegnato alla sanità complementare contrattualizzata, garantirebbe maggiore equità al sistema nel suo complesso e più elevati livelli di protezione per i malati.

Luca Del Vecchio
Vice Presidente Fasi