La Commissione Igiene e Sanità del Senato ha approvato in questi giorni il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale con particolare riferimento alla garanzia dei principi di universalità, solidarietà ed equità. Nell’atto finale, si evidenzia che “la sostenibilità del sistema sanitario è prima di tutto un problema culturale e politico”. L’indagine sottolinea l’eccellenza del SSN, nonostante i livelli di spesa inferiori rispetto ai maggiori Paesi europei; l’aspettativa di vita e i livelli di salute molto positivi degli italiani; l’elevata età media dei dipendenti, legata ai molteplici vincoli imposti alla dotazione del personale che renderebbero necessaria l’introduzione di elementi di flessibilità per la salvaguardia e la sostenibilità del sistema; le diseguaglianze registrate nelle condizioni di accesso ai servizi sanitari tra le categorie più deboli e nelle Regioni più in difficoltà, dovute anche alla crisi economica e alle restrizioni imposte alla sanità pubblica; l’implementazione negli ultimi anni, di un articolato sistema di “governance” che non ha eguali in tutta la Pubblica Amministrazione e che ha anticipato le azioni di revisione della spesa oggi in discussione in molti altri settori che ha consentito, comunque, di ridurre i disavanzi e contenere la dinamica della spesa. Infine si accendono i riflettori sul fatto che “troppo spesso la salute e la relativa spesa sono considerate solo un tema di sanità, dimenticando gli impatti sul sistema economico e produttivo del Paese”.
In quest’ambito la Commissione ritiene che, nei prossimi anni, il sistema non sia in grado di sopportare nuove restrizioni finanziarie, pena un consistente peggioramento della risposta ai bisogni di salute dei cittadini e un deterioramento delle condizioni di lavoro degli operatori. Eventuali margini di miglioramento, sempre possibili, possono essere perseguiti solo attraverso un’attenta selezione degli interventi di riqualificazione dell’assistenza soprattutto in termini di appropriatezza clinica e organizzativa, evitando azioni finalizzate al mero contenimento della spesa, nella consapevolezza che gli eventuali risparmi conseguibili devono essere destinati allo sviluppo di quei servizi, a oggi, ancora fortemente carenti, quali l’assistenza territoriale anche in relazione all’aumento delle patologie cronico-degenerative.
Particolare attenzione ha posto la Commissione su un aspetto che ci riguarda da vicino: la sostenibilità della spesa pubblica che non può essere approfondita senza affrontare, in modo esplicito il suo aspetto speculare, la sostenibilità della spesa privata per la salute. Un fenomeno di dimensioni rilevanti per molte famiglie già pesantemente colpite dalla crisi economica e dall’aggravio dei costi, in particolare per quanto riguarda l’assistenza ai malati cronici o disabili. La Commissione ha riservato, infine, uno sguardo approfondito alla spesa per le varie forme di protezione integrativa, analizzandone i costi e i benefici (per il singolo cittadino, per la collettività e per le finanze pubbliche), il ruolo nella tutela della salute e dell’adeguatezza della relativa disciplina a supporto del “consumatore” di prestazioni sanitarie integrative. Pur riconoscendo l’importanza che la sanità integrativa, soprattutto collettiva, svolge,la Commissione ritiene “irrinunciabile” un riordino complessivo degli aspetti regolatori e legislativi della materia finalizzandola a un concreto sostegno al servizio sanitario nazionale.
Di particolare interesse sono le conclusioni tratte sul settore.
Il documento di fatto afferma che i possibili benefici derivanti dallo sviluppo di un secondo pilastro sanitario, ad esempio in termini di maggior efficienza della spesa dovuta all’aggregazione della domanda, verrebbero controbilanciati negativamente dai costi amministrativi che – da informazioni raccolte dalla Commissione presso il sistema assicurativo – si aggirano intorno al 25%. Probabilmente, una maggiore conoscenza diretta dei fondi sanitari da parte delle Istituzioni avrebbe consentito di individuare costi molto più bassi come ad esempio nel caso del Fasi, che si colloca a meno della metà del livello portato ad esempio della Commissione.
Fare cultura e diffondere conoscenza su questo settore è importante per evitare scelte compiute su assunti sbagliati.
Luca Del Vecchio
Vice Presidente Fasi