“Noi ci siamo! Siamo pronti a fare la nostra parte per concorrere a un grande progetto di bene comune in sanità e rendere la persona sempre più centrale. L’Italia deve mettere in rete talenti, strutture pubbliche e private che con l’industria radicata nel nostro Paese possono partecipare alla competizione internazionale per l’innovazione, che oggi vede protagonisti non solo grandi economie come quella americana e cinese, ma anche Paesi piccoli e agili come Israele e Singapore”. Con queste parole il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, ha concluso la sua relazione all’assemblea annuale, svoltasi nei giorni scorsi a Roma presso l’Auditorium della Conciliazione.

Per gli industriali del farmaco è necessario costruire un sistema olistico, centrato sul paziente. Che si basi su un modello interconnesso di sanità che misuri i risultati lungo tutto il percorso diagnostico terapeutico e assistenziale, considerando anche i costi evitati dai farmaci nelle altre voci di spesa sanitaria o socio-assistenziale.

L’industria farmaceutica italiana ha registrato negli ultimi anni il più alto incremento dell’occupazione, degli investimenti, dell’export e della produzione, dando forza e vigore all’intera economia italiana. In particolare, è stato rilevato, offrendo un lavoro di qualità ai giovani e alle donne e affermandosi sempre più come un “hub” produttivo in Europa e un pilastro importante per la ricerca di base e l’innovazione terapeutica.

Il futuro si avvicina a grandi passi e, in pochi anni entro il 2025, ci sarà una rivoluzione nella risposta ai bisogni di salute. Con una centralità della persona davvero concreta e livelli di benessere più elevati. Siamo di fronte a un “Rinascimento dell’innovazione”, ha affermato il presidente di Farmindustria, testimoniato da un numero crescente di nuovi medicinali approvati a livello internazionale. Se tra il 2014 e il 2018 ogni anno nel mondo, i nuovi farmaci erano 46, nei prossimi cinque anni saranno in media 54 (fonte IQVIA). L’Italia ha tutte la carte in regola per essere competitiva a livello globale. Come dimostrano i numeri del 2018: 32 miliardi di produzione, 26 circa di export; 3 miliardi di investimenti, 1,7 in ricerca e 1,3 in impianti produttivi ad alta tecnologia; 66.500 addetti, 6.600 ricercatori, con una quota femminile che è di oltre il 50%. Valori tutti in crescita rispetto allo scorso anno a conferma che l’Italia è un Paese leader in ambito Ue nell’industria biofarmaceutica.

Una crescita riconosciuta dal Ministro della Salute, Giulia Grillo, intervenuta all’Assemblea: “Diciamoci la verità chi l’avrebbe mai detto che una rappresentante – fatemi dire “storica” – del Movimento 5 Stelle sarebbe intervenuta all’Assemblea nazionale di Farmindustria nelle vesti di ministro della Salute. Sono qui con piacere per condividere con voi alcune riflessioni su quanto fatto in questo primo anno di Governo, ma soprattutto per condividere con voi quello che potrebbe accadere da oggi in avanti, per garantire e migliorare la salute dei nostri cittadini”.

Non sono mancati, a latere dell’Assemblea, alcuni commenti dei protagonisti e delle parti sociali sulla creazione di un nuovo modello d’integrazione tra pubblico e privato e al ruolo svolto dai Fondi di assistenza sanitaria integrativa. L’opinione comune è che l’assistenza sanitaria integrativa debba mantenere la propria indipendenza gestionale e operativa, al fine di poter continuare quell’opera di “benessere sociale” mai venuta meno, anzi rafforzata e ampliata negli ultimi anni caratterizzati da una perdurante crisi.