Due buone notizie per la sanità italiana che, di questi tempi grami, fa piacere mettere in evidenza. Il Rapporto Health Care Efficency di Bloomberg, pubblicato qualche giorno fa, piazza l’efficienza della nostra spesa sanitaria al quarto posto nel mondo. Un risultato che ha dell’incredibile se raffrontato a tutto quello che leggiamo ogni giorno sui giornali, a proposito di ruberie e sprechi. Nella valutazione di Bloomberg, che non prende in considerazione solo i fatti di cronaca nera, ma assume come riferimenti, dati statistici complessivi, ad esempio legando l’efficienza della spesa all’attesa di vita sulla base dei dati Oms, FMI e altre Agenzie specializzate internazionali, l’Italia è salita di due posizioni rispetto all’anno passato, ed è dietro solo a Hong Kong, Singapore e Spagna.

Interessante nella classifica Bloomberg, anche la lista dei paesi che, a differenza dell’Italia, hanno peggiorato la loro posizione: tra questi la Gran Bretagna, uscita dalle prime dieci e, soprattutto, gli Usa, relegati alla 54° posizione, pur avendo la seconda spesa sanitaria pro-capite al mondo, hanno un attesa di vita media pari a 76 anni, sei mesi in meno rispetto a tutti gli altri paesi industriali avanzati.

La seconda buona notizia, riguarda la “bontà” del nostro Servizio Sanitario Nazionale secondo un’analisi dell’Imperial College di Londra e dell’Oms, pubblicata sulla rivista “Lancet”, la “bibbia” della medicina. L’analisi, rappresenta il primo “step” per la verifica dell’obiettivo Onu di ridurre del 30%, entro il 2030, le morti dovute alla trasmissione di malattie non infettive. Ebbene, in tutto il mondo, solo trenta paesi per le donne e trentacinque per gli uomini sono risultati in regola con il calo richiesto. Fra questi, l’Italia insieme a Francia, Corea del Sud, Svezia, Germania e Australia. Le malattie non trasmissibili, ricordano gli autori dello Studio, uccidono, ogni anno, 41 milioni di persone nell’intero Pianeta, di queste, 17 milioni sono definite “premature”, che avvengono cioè, prima del compimento dei 70 anni di vita.

Non c’è da battersi il petto per l’orgoglio, perché sappiamo benissimo che c’è moltissimo da fare per garantire ai nostri concittadini livelli di assistenza sanitaria qualitativamente e quantitativamente all’altezza delle sfide del XXI secolo. Noi, come Fasi, crediamo e operiamo per un’assistenza integrativa in grado di supportare il Servizio Sanitario Nazionale solidaristico e universalistico che resta, a nostro giudizio, e i dati riportati lo dimostrano, una conquista della nostra società.

Luca Del Vecchio

Vice Presidente Fasi