Nella relazione a tutto campo, svolta dal presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, all’assemblea degli industriali del 24 maggio scorso, moltissimo spazio è stato dedicato ai complessi rapporti tra economia e società. Non soltanto impresa e politica industriale, ma anche criticità sociali: giovani, povertà, cura delle città, welfare. Prospettando, dopo la crisi, una riconciliazione tra crescita economica e ordine sociale indispensabile per sostenerla, il presidente Boccia ha chiesto agli imprenditori e alla società nazionale, impegno, responsabilità e intelligenza innovativa per costruire, con spirito unitario, una visione e un progetto per l’Italia condivisi da tutta la cittadinanza. “Un Patto di scopo”, cosi l’ha definito.

Un impegno immediatamente recepito dal Ministro allo sviluppo, Carlo Calenda, che dal podio dell’Assemblea, ha annunciato un nuovo piano di “Welfare 4.0”, in preparazione nelle stanze del suo ministero e in quello del Lavoro, a integrare il progetto Industria 4.0, accolto con molto favore dall’Associazione degli industriali. “ Quello che è certo – ha dichiarato il Ministro – è che il recepimento di strumenti di welfare aziendale e della formazione continua, sottoscritti dalle parti sociali in alcuni contratti di categoria, va sicuramente nella direzione giusta e deve essere allargato”.

Un concetto ripreso dall’ex Ministro del Lavoro, Tiziano Treu, che in un suo commento a un quotidiano, ha detto: “ Siamo passati dal welfare aziendale pioneristico di alcune grandi aziende, al nascente welfare aziendale di massa”. Questo è stato possibile, secondo Treu, grazie soprattutto alle opportunità di defiscalizzazione e decontribuzione, offerte dalla legge di stabilità del 2016, ribadite e allargate dalla legge di bilancio del 2017.

Il grimaldello che ha consentito lo sviluppo del welfare (in particolar modo per quanto riguarda la sanità integrativa), è stato la leva fiscale, cioè il vantaggio derivato condiviso da azienda e dipendente. Ma, l’operazione che tutti si attendono è soprattutto culturale. In altre parole si tratta di aumentare la propensione in atto, guardando con maggiore attenzione i bisogni e il benessere dei lavoratori in azienda: un welfare a misura della persona. E’ quello che stiamo, con molto impegno, cercando di portare avanti nel Fasi.

Dalla sua fondazione (a novembre festeggeremo il quarantennale), il Fasi ha operato per offrire ai propri iscritti un ventaglio completo di assistenza sanitaria, finanziariamente sostenibile, adattandola sistematicamente ai nuovi bisogni emergenti. Da quest’anno, ad esempio, usufruiranno dei servizi Fasi, non solo i dirigenti attivi e pensionati, con i loro nuclei familiari, ma abbiamo esteso l’iscrizione anche ai dirigenti non ancora in pensione che hanno perso la loro qualifica in azienda, purchè in passato abbiano maturato almeno due anni d’iscrizione al Fasi.

Continueremo dunque, tenendo conto delle cose dette e delle prospettive che si aprono, ad assicurare ai nostri iscritti una qualità del servizio all’altezza dei tempi, la solidità e l’equilibrio economico del Fondo, operando in conformità a una “governance” improntata su scelte manageriali e su obiettivi di efficacia e efficienza per il medio e lungo periodo.

 

Luca Del Vecchio

Vice Presidente Fasi