È esplosa a 36 miliardi la spesa sanitaria privata italiana, con un fortissimo divario tra Nord e Sud che ha costretto il 5% delle famiglie più povere a rinviare o abbandonare le cure. 

A lanciare l’allarme è il Crea Sanità di Tor Vergata coi dati del suo dodicesimo rapporto che vedono la spesa sanitaria italiana complessivamente più bassa del 32,5% rispetto a quella dell’Europa Occidentale. 

La salute non è più uguale per tutti e il Sistema sanitario nazionale, a lungo riconosciuto come il migliore del mondo, si regge solo grazie al senso del dovere dei medici, veterinari e dirigenti sanitari.

Sono quasi 800.000 (781.108) le famiglie soggette a spese sanitarie catastrofiche (3,1% delle residenti). Più dell’1% dei nuclei familiari, soprattutto a Sud, si è impoverito per gli esborsi sanitari sostenuti di tasca propria. 

Rispetto al resto d’Europa, solo il 10,1% è rappresentato dalla spesa sanitaria privata integrativa. Per il 4,0% si tratta di spesa per polizze individuali e il restante 6,1% per polizze collettive (Fondi sanitari integrativi e complementari, Società di Mutuo Soccorso). Purtroppo, anche qui, emergono le differenze tra il nord e il sud del Paese : mentre la componente intermediata rappresenta il 13,4% della spesa privata nel Nord (17,3% nel Nord Ovest e 8,0% nel Nord Est), e il 10,7% nel Centro, nel Sud e Isole è appena il 3,3%.

Se non si adottano politiche di sensibilizzazione e incentivazione, il Meridione rischia di rimanere escluso dallo sviluppo del secondo pilastro di Welfare sanitario, rendendo sempre meno sostenibile l’assistenza.