Tra le parole più abusate del momento, “crisi” è sicuramente quella che occupa più spazio negli articoli di giornale, nei talk show televisivi o nei congressi internazionali. Si può essere in disaccordo sull’entità della crisi, sulle cause che l’hanno generata o sui rimedi per porvi fine: di certo però imprenditori, lavoratori, amministratori pubblici e tutti gli altri protagonisti della scena economica del paese sono concordi nel riconoscere un periodo di difficoltà diffusa, che sta scuotendo alle radici la nostra società. E’ in questo scenario che il tema della responsabilità sociale diviene determinante nel rapporto tra l’impresa e i suoi stakeholder.

Il Fasi, fondo di assistenza sanitaria privato con finalità sociali e collettive, persegue da sempre una politica particolarmente attenta al tema della responsabilità. Politica possibile solo se accompagnata da una equilibrata gestione economico-finanziaria, unica leva in grado di garantire nel tempo – soprattutto nei periodi più critici – forme concrete di solidarietà e di sostegno per tutti gli iscritti.

Primo elemento concreto di solidarietà è dato proprio dai criteri di equità e trasparenza che differenziano il Fasi da qualsiasi impresa a scopo di lucro che offre polizze assicurative: a tutti i dirigenti, senza alcuna distinzione di reddito, sono assicurate infatti le stesse prestazioni e le stesse quote in relazione alla medesima tipologia di iscrizione. Ciò grazie al fatto che la determinazione dei contributi avviene attraverso accordi periodici tra FederManager e Confindustria sulla base di informazioni economico-sociali raccolte ed elaborate periodicamente dal Fasi.

Ma non solo. In una fase, come quella attuale, di spesa sanitaria crescente, il contributo unico a carico del dirigente iscritto, a prescindere dall’entità e dall’esistenza del suo nucleo familiare, con la possibilità, in caso di scomparsa dello stesso, di mantenere iscrizione e assistibilità per i familiari titolari di pensione di reversibilità, rappresenta di fatto una ulteriore forma di solidarietà rivolta proprio a quelle fasce di assistiti a maggiore rischio di spesa.

Ma nella visione del Fasi responsabilità sociale vuol dire anche solidarietà intergenerazionale. Infatti, a fronte della tendenza di un costante aumento del numero di pensionati, che si è andata consolidando dagli anni ottanta, l’iscrizione al Fasi va a incrementare un fondo di solidarietà previdenziale in favore di coloro che vanno in pensione. Fondo che si alimenta con il contributo di solidarietà versato dalle aziende, dai dirigenti in servizio e dagli stessi dirigenti in pensione.

Infine la solidarietà verso i dirigenti involontariamente disoccupati. In questo caso interviene la Gestione Separata del Reddito (GSR), affidata nel 2006 al Fasi in base ad un accordo sottoscritto tra Confindustria e Federmanager che, sulla base di una gestione completamente autonoma da un punto di vista patrimoniale, finanziario e amministrativo, assicura un trattamento economico integrativo dell’indennità di disoccupazione ordinaria corrisposta dall’INPS.