L’inesorabile, progressivo invecchiamento della popolazione in atto e la tendenziale cronicizzazione delle malattie, due fenomeni strettamente correlati, costringono il sistema sanitario a una crescente domanda di prestazioni, difficilmente compatibili con le attuali politiche di razionalizzazione della spesa e riorganizzazione complessiva del sistema. Com’è facilmente intuibile, in questo contesto, la spesa sanitaria privata pesa di più su chi ha meno, su chi vive in territori più disagiati e, last but not least, sugli anziani che hanno bisogno di più cure. I dati riportano che fatta 100 la spesa sanitaria privata pro-capite degli italiani, per un anziano si arriva a 146: cioè più del doppio rispetto a un “millenial” e quasi il 50% in più rispetto a un babyboomer. Il legislatore s’ingegna a trovare nuove soluzioni per rimodellare l’attuale sistema, ma la partita è difficile, la coperta è corta e tra le varie questioni all’attenzione degli addetti ai lavori, balza agli occhi l’elevata spesa out of pocket, sostenuta dalle famiglie che, attanagliate dalla crisi, spesso evitano addirittura le analisi e le terapie.
Quasi tutti gli esperti sono concordi nell’affermare che un nuovo, vitale, impulso può derivare dal ruolo assunto dall’assistenza sanitaria integrativa e, in special modo, dal ruolo che rivestono i Fondi integrativi come il FASI che a novembre festeggia il quarantennale della fondazione. Adesso poco più del 20% degli italiani riesce a tutelarsi da questa situazione, sempre più difficile, attraverso una polizza sanitaria integrativa, prevista dal proprio contratto nazionale di lavoro o dalla propria azienda, rispetto alla quasi totalità dei francesi (97,5 %) e a più di un terzo dei tedeschi (oltre il 33%). In questi ultimi anni, come abbiamo documentato nel nostro sito, sta crescendo anche in Italia la tendenza a stipulare nei contratti nazionali, territoriali, aziendali e di categoria, accordi tesi a convogliare sull’assistenza sanitaria integrativa alcune voci riguardanti le piattaforme rivendicative sindacali. Occorre fare di più ed è l’obiettivo che il FASI si è dato, mediante una costante presenza culturale, informativa e di servizi resi agli iscritti, sfruttando al massimo le potenzialità offerte dalla digitalizzazione e dal progresso tecnologico-informatico. Grandissimo impulso, inoltre, abbiamo dato alla prevenzione: l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ha evidenziato come in Europa le principali cause di mortalità, morbosità e invalidità, sono collegate a malattie non trasmissibili, la cui incidenza potrebbe essere drasticamente ridotta ricorrendo a forme di prevenzione primaria. Tendendo presente queste indicazioni al FASI abbiamo virato, senza esitazioni, in questa direzione introducendo pacchetti di screening e diagnosi precoce per i nostri iscritti, il cui costo è a totale carico del Fondo, promuovendo la diffusione di uno stile di vita corretto, convinti, come siamo, che nel medio e lungo periodo tutto ciò si trasformerà in un concreto risparmio di spesa. Dobbiamo prendere atto che oggi, nel nostro Paese, abbiamo un universalismo sanitario di facciata, fonte di diseguaglianze sociali sempre più marcate. E’ necessario affiancare a esso un secondo pilastro sanitario integrativo per rendere il nostro Servizio Sanitario Nazionale più sostenibile, più equo e inclusivo. Per parte nostra l’impegno è di moltiplicare gli appelli al Governo, alle Istituzioni, alle parti sociali per promuovere, anche attraverso opportuni e trasparenti sgravi fiscali, l’assistenza sanitaria integrativa: la salute dei dipendenti è strettamente legata all’efficienza dell’impresa, alla conquista di nuovi mercati e, in ultima analisi, a nuove opportunità di lavoro e di crescita dell’intera popolazione italiana.
Marcello Garzia
Presidente Fasi