A leggere alcune dichiarazioni di cosiddetti esperti in ambito sanitario, sembra di assistere a una sorta di “disfida” tra fautori del sistema sanitario pubblico e ultras del sistema sanitario privato. Eppure i dati sono incontrovertibili: in questo momento sono oltre 13 milioni gli assistiti dalla sanità integrativa, di cui circa la metà sono iscritti a fondi sanitari di origine contrattuale (come il Fasi), che coprono la quasi totalità dei settori produttivi. Per essere chiari, stiamo parlando di fondi alimentati esclusivamente da contributi di aziende e lavoratori che operano secondo logiche solidaristiche, senza alcuna discriminazione in ingresso basata sull’età o sullo stato di salute individuale. Gli ultimi dati disponibili, secondo l’Istat, ci dicono che le prestazioni erogate al di fuori del Servizio Sanitario Nazionale e, dunque, pagate di tasca propria dai cittadini italiani (le cosiddette spese “out of pocket”), hanno registrato un incremento del 3,7% con una incidenza sul totale della spesa sanitaria pari circa a un quarto (23,6%). Nonostante questo il nuovo rapporto “Health at a Glance Europe” dell’Ocse, conferma gli ottimi risultati in termini di salute del nostro paese con un’aspettativa di vita tra le più alte e stili di vita tra i migliori dei 35 paesi dell’area europea. Nell’ultimo anno, comunque, quasi il 15% (circa 5,7 miliardi di euro in valore assoluto) delle spese out of pocket sono state rimborsate da forme sanitarie integrative con un rimborso medio pro capite di oltre 430 euro: questo ha determinato, per gli iscritti ai fondi sanitari come il nostro Fasi, una riduzione pari ad oltre il 66% della spesa sanitaria media pro capite. Detto in altre parole è necessario uscire, una volta per tutte, dal clima “gladiatorio” a cui assistiamo da un po’ di tempo a questa parte. I Fondi sanitari integrativi e il Servizio Sanitario Nazionale non devono essere visti come due sistemi in competizione tra loro, bensì come un unico sistema in cui uno è complementare all’altro. Anzi, più elevata, è la diffusione dei fondi sanitari contrattuali, inseriti in una normativa trasparente e regolamentata, più il Servizio Sanitario Nazionale si libera di adempimenti e oneri che ne appesantiscono l’organizzazione a scapito dei livelli generali dei servizi. Iniziative, come auspicate da alcuni, che mettessero a rischio l’attuale assetto dei fondi sanitari avrebbero come inevitabile ripercussione la copertura sanitaria di milioni di lavoratori e un catastrofico trasferimento di prestazioni aggiuntive sul Servizio Sanitario Nazionale.
Luca Del Vecchio
Vice presidente Fasi