La notizia si è persa nel marasma degli articoli agostani. Vale la pena, però, riprenderla e portarla all’attenzione. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha approvato l’assunzione di 1.500 addetti di cui 1.200 precari che da anni aspettavano una soluzione stabile. La decisione, come riporta un comunicato del Cnr, è condivisa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Il provvedimento prevede due fasi: la prima riguarda la stabilizzazione entro dicembre di quest’anno dei 1.200 precari comprendenti ricercatori, tecnologi e amministrativi, che hanno lavorato finora con contratti di varia natura e a tempo determinato; la seconda riguarda l’assunzione di altri 300 nuovi ricercatori attraverso concorsi riservati alla copertura delle venticinque aree strategiche individuate, tenendo conto delle eccellenze della rete scientifica del Cnr.

Si tratta di aree che spaziano dal cambiamento climatico globale alle risorse naturali, dalle energie rinnovabili alla biomedicina, dalla nanoelettronica al patrimonio storico-culturale. In questo percorso strategico rientra anche l’altro provvedimento approvato riguardante la nascita di un nuovo Istituto, nell’ambito del Cnr, per le scienze polari: un campo di studio collegato ai cambiamenti climatici che sarà sviluppato in sinergia con altre istituzioni internazionali coinvolte nella ricerca.

Il presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, professor Massimo Inguscio, ha inoltre spiegato il “metodo” utilizzato dal consiglio di amministrazione per raggiungere il risultato. “Il passo compiuto – ha detto Inguscio – è stato reso possibile grazie ad una serie d’interventi che hanno consentito una profonda razionalizzazione, liberando risorse economiche finalizzandole al capitale umano”.

Sono state attuate riduzioni delle spese immobiliari, del numero dei direttori, delle retribuzioni e di svariate spese ritenute non più necessarie. In questo modo sono state recuperate risorse economiche interne alle quali si sono aggiunti i finanziamenti del Fondo ordinario degli Enti di ricerca stabiliti dal Miur. Una scelta coraggiosa che consente di non ripetere gli errori del passato sostenendo un’adeguata politica di reclutamento di giovani scienziati. Oltretutto la stabilizzazione dei precari permette di attrarre nuove risorse europee. Infatti, trattenendo i ricercatori nelle nostre istituzioni, si evita il rischio di vedere che i finanziamenti conquistati vadano a finire in altri paesi europei perché più bravi di noi nell’approntare efficaci politiche di reclutamento. Insomma un freno alla famosa “fuga di cervelli” che costringe brillanti ricercatori italiani a cercare fortuna all’estero. L’ultimo caso, in ordine di tempo, è la Medaglia Fields, il più importante riconoscimento al mondo nel campo della matematica, vinta dall’italiano Alessio Figalli, trentaquattro anni di Roma, laurea specialistica alla Scuola Normale di Pisa, che adesso è professore ordinario al Politecnico di Zurigo.