
L’economia ricomincia a girare, i dati macroeconomici forniti in questi giorni dal ministero dello Sviluppo Economico, indicano che, anche se con qualche fatica, gli imprenditori italiani stanno facendo il loro mestiere. Gli investimenti sono in ripresa, dopo una lunga pausa che aveva visto il parco-macchine invecchiare e non sostituito per mancanza di risorse adeguate da destinare allo sviluppo da parte delle imprese. E’ stato necessario un piano ambizioso come quello denominato Industria 4.0, per smuovere le acque e consentire alla locomotiva Italia di riprendere il cammino interrotto per otto lunghi anni. Ancora non sappiamo; le statistiche ministeriali non li hanno forniti, i dati riguardanti la “qualità”, per così dire, degli investimenti: ovvero, quanto è stato destinato alla mera sostituzione di macchinari obsoleti e quanto, invece, alle nuove tecnologie di connessione, cuore pulsante del progetto Industria 4.0. Qualche anticipazione si può dedurre da una recente indagine svolta dall’Ucimu-Sistemi d’Impresa (l’Associazione dei costruttori di macchine utensili e robot), sugli ordinativi arrivati; di questi circa due terzi possono ascriversi al “catalogo” Industria 4.0.
La percezione che qualcosa stia cambiando nel “sentiment” degli italiani, non è imputabile solo alle aride cifre macroeconomiche. Segnali forti arrivano, infatti, dalla “survey” realizzata dalla società Ipsos Pubblic Affairs, specializzata in sondaggi condotti con metodi analitici, intitolata “Il clima economico e sociale”. In buona sostanza, emerge che il consolidamento dell’economia è visto dagli italiani come un dato di fatto e le attese sul futuro sono molto meno pessimistiche rispetto a soli pochi mesi fa. Una prospettiva che può aiutare ulteriormente la crescita nella misura in cui incoraggia consumi e investimenti. In particolare si riscontra che la differenza tra pessimisti e ottimisti non è mai stata così ridotta, in merito alle attese personali, come adesso. Del resto anche i dati Istat segnalano che il clima di fiducia dei consumatori è in crescita, tanto da superare la quota 110 a fine agosto contro i 105 di inizio luglio. Anche l’indice composto di fiducia delle imprese registra un marcato aumento, tanto da tornare sui valori medi del 2007. Quando cioè l’approssimarsi della crisi era solo un lontano rumore di fondo, proveniente dagli Stati Uniti dove stava per scoppiare la bolla legata ai mutui subprime. Quanto alle aziende, secondo il rapporto Ipsos, sono soprattutto quelle del manifatturiero a intravedere un prossimo futuro roseo e, probabilmente, il dato va letto con la capacità di molte aziende italiane di intercettare la nuova era digitale che porta con sé alla diffusione del progetto Industria 4.0 dove le macchine sono in grado di comunicare tra loro, migliorando l’efficienza e spostando l’intervento umano all’inizio della catena. Soffrono invece i settori delle costruzioni e del commercio nei quali il ciclo della ripresa è solo all’inizio. Insomma, stiamo risalendo con una certa fatica la china; larga parte della popolazione italiana continua a vedere il famoso bicchiere mezzo vuoto, ma sarebbe stato difficile fotografare una situazione solo con lenti rosa, in un Paese come il nostro che ha conosciuto una doppia recessione negli ultimi dieci anni e che ha visto, finora, la ripresa procedere a ritmi più lenti rispetto agli altri paesi nostri concorrenti.
Luca Del Vecchio
Vice Presidente Fasi