Presidente Cuzzilla, agli inizi del mese di marzo è stato designato dal Consiglio Nazionale di Federmanager alla guida del Fasi. Quali sono gli aspetti delle sue precedenti esperienze professionali che metterà a disposizione di questa nuova sfida?
Nel corso dei tre anni di attività alla Presidenza del Sindacato Romano Dirigenti Aziende Industriali ho avuto modo di conoscere a fondo il mondo dei dirigenti, delle loro soddisfazioni e difficoltà affrontate ogni giorno. Un’esperienza che ha rafforzato in me la visione del ruolo centrale di questa categoria come motore essenziale per lo sviluppo economico e sociale del Paese. Di qui la necessità di tutelarne la qualità degli standard professionali ma anche di garantirne adeguatamente il bene più prezioso: il diritto alla salute. In questo senso, la mia nomina alla Presidenza del Fasi rappresenta certamente una sfida coerente con i principi che hanno ispirato il mio passato professionale, ma anche la prosecuzione di un impegno forte nei confronti di questa categoria.
In questa visione come si colloca l’attività del Fondo e quali vantaggi concreti può portare ai dirigenti iscritti?
Oggi il dirigente si trova ad affrontare costantemente la pressione del cambiamento. Ad essa deve rispondere velocemente e sulla base di un processo di crescita professionale continuativa. Se un dirigente sente soddisfatto il diritto a un’equa ed efficace assistenza sanitaria può svolgere con più tranquillità la propria professione e orientarla con maggiore efficienza agli obiettivi preposti. In tal senso da più di trent’anni il Fasi costituisce per i dirigenti uno strumento di serenità, al passo con i tempi, in grado di assicurare livelli sempre adeguati alle esigenze dei suoi iscritti. Ma non soltanto, in un momento delicato di crisi economica, come quello stiamo vivendo, il FASI rappresenta anche un innovativo strumento di solidarietà: solidarietà intergenerazionale nei confronti di chi conclude regolarmente la propria carriera, solidarietà verso i soggetti più esposti a rischio di spesa, solidarietà – e penso alla Gestione Separata di Sostegno al Reddito – nei confronti di chi si trova all’improvviso involontariamente inoccupato. Questa la strada da battere, ampliando e migliorando i servizi di un’azienda che, benché privata, risponde a finalità sociali e collettive.
Lei entra nella cabina di comando di un Fondo che, appunto, opera dal 1977: qual è lo stato di salute dell’azienda Fasi dopo tanti anni di attività?
Bastano i numeri a testimoniare il ruolo di assoluta rilevanza che il Fasi si è saputo conquistare in tutti questi anni: ai primi posti in Europa tra i fondi integrativi di assistenza sanitaria, oltre 305.000 assistiti (di cui 130.000 dirigenti), più di 17.800 aziende aderenti, una capacità produttiva in grado di gestire oltre mille richieste di rimborso al giorno. Risultati possibili solo grazie alla dedizione, alla passione e alla serietà delle presidenze precedenti, che, con le loro squadre, sono riuscite a consolidare l’identità di un’azienda solida ed efficiente. Va ricordato che il Fasi è un fondo negoziale, nato e governato cioè sulla base dall’intesa tra Confindustria e Federmanager. Mi sembra particolarmente rilevante sottolineare in proposito come proprio l’ampia convergenza di obiettivi e strategie tra le Parti Sociali abbia permesso di conseguire tali risultati; convergenza di vedute che, proprio di recente, ha reso possibile porre in essere tempestivamente importanti interventi a favore delle aziende e dei dirigenti delle zone colpite dal terremoto in Abruzzo. Insomma il Fasi costituisce un patrimonio straordinario, soprattutto alla luce del momento di preoccupazione diffusa avvertita nella nostra società.
A tal proposito, quali ritiene possano essere gli effetti della crisi economica sulla categoria dirigenziale e quali invece le linee strategiche che il nuovo Presidente del Fasi ha in mente per farvi fronte?
Non c’è dubbio che la crisi rappresenta un sfida complessa. Cambia il bacino dei nostri assistiti, con la diminuzione dei dirigenti attivi e l’aumento di quelli in pensione; ciò a fronte di una spesa sanitaria che tende a crescere con un ritmo annuo di circa il 5%. Ma abbiamo le spalle larghe, sia in termini di risorse economiche che di competenze professionali, per affrontare e superare con grinta anche questa fase di difficoltà. Credo che lo si debba fare a partire dalla qualità della relazione con i nostri assistiti e ciò significa, sulla strada tracciata da chi mi ha preceduto, rendere sempre più incisiva la nostra comunicazione. Penso innanzitutto alla comunicazione verso dirigenti e aziende, ma anche alla comunicazione che sappia adeguatamente rappresentare all’esterno il valore culturale e sociale di questo fondo al quale, a mio avviso, bisogna essere orgogliosi di appartenere. Penso anche alla necessità di accrescere costantemente la nostra competenza professionale attraverso un processo formativo che ci consenta di mantenere la nostra leadership in un panorama competitivo in costante evoluzione. Penso infine al valore e al ruolo dell’assistenza diretta che sappiamo garantire e che dobbiamo costantemente rafforzare. Certo, non è un percorso facile. Ma le sfide ci hanno sempre appassionati e le risorse di cui disponiamo rappresentano la punta di diamante su cui, certamente noi come Fasi possiamo e vogliamo contare.