
Da oltre sette anni, la spesa sanitaria privata in Italia cresce a ritmi sostenuti, stando agli ultimi dati disponibili. In generale, dal 2001 a oggi, il trend di crescita si è impennato, ben oltre la spesa per consumi alimentari o voluttuari. In altre parole, le famiglie italiane aprono il portafogli sempre più spesso per pagarsi le cure mediche che per le altre spese. L’incremento medio è stato calcolato, secondo il Censis, in più 4,2% contro il 3%. Le cause sono da ricercare nell’innalzamento dell’età media di vita e nei continui tagli alla sanità pubblica. La crisi economica, poi, ha fatto il resto: gli italiani per mancanza di risorse, se non hanno i mezzi per rivolgersi alla sanità privata, rinunciano alle visite e alle terapie. Un problema serio di cui ci accorgeremo tra qualche anno.
La spesa sanitaria out of pocket (di tasca propria), incide, infatti, per l’87% sul totale della spesa sanitaria privata. In media gli italiani spendono circa 580 euro pro capite, con punte di 700 euro in Veneto, di questi settantasette sono intermediati dalla sanità integrativa, per una percentuale di copertura del 14%. Ma, il dato più interessante riguarda gli italiani già assicurati: i rimborsi erogati, infatti, dai vari Fondi integrativi sono stati di 324 euro pro capite, più della metà dell’intera spesa sanitaria privata. La scarsa “copertura” integrativa determina che il gap tra cittadini italiani e cittadini europei, non protetti da forme integrative di sanità, è salito al 40%, una cifra che evidenzia una situazione a dir poco preoccupante. La sanità integrativa, che lo vogliamo o no, serve e servirà sempre di più in futuro. Il Servizio sanitario nazionale, pesantemente colpito dai tagli, è sempre più inadeguato a reggere l’urto delle necessità di cure e terapie per la popolazione italiana che invecchia in maniera esponenziale.
I dati del Censis sono eloquenti: negli ultimi dieci anni la capacità redistributiva del Ssn si è ridotta di oltre il 15% e, attualmente, più di 9 milioni di italiani non possono curarsi per carenze economiche: otto milioni in più rispetto al 2006.
Dobbiamo potenziare la prevenzione, promuovere uno stile di vita più sano, stare attenti a quello che mangiamo, curare la forma fisica, solo così si può migliorare lo stato di salute della popolazione e rendere sostenibile il costo della sanità.
Come hanno rimarcato i ricercatori del Censis, il tema principale cui dobbiamo rispondere non è se vogliamo il sistema sanitario pubblico o privato ma quello di come, in un sistema di forte risposta pubblica ai bisogni di salute, riusciamo ad integrare efficacemente un insieme di risorse e meccanismi privati che insistono sulla stessa area di bisogni. Per dirla in modo chiaro, come fare in modo che i più di 30 miliardi di euro (di spesa privata), che la società nel suo complesso investe per il benessere dei suoi cittadini, siano spesi in modo razionale, intelligente e funzionale ai bisogni.
Una scelta politica che vada in questa direzione dovrebbe favorire lo spostamento delle risorse economiche investite, da out of pocket a spesa intermediata attraverso il potenziamento della sanità integrativa. Questo consentirebbe di abbassare il rischio residuo (rispetto al Servizio sanitario nazionale) che grava sui singoli, considerata la loro debolezza nel momento del bisogno.